Micromégas (1752) [beta da leggere] by Voltaire

Micromégas (1752) [beta da leggere] by Voltaire

autore:Voltaire
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Franco Maria Ricci editore
pubblicato: 1752-05-14T16:00:00+00:00


IV

Trascorse la notte a parlare di Amazan. Non lo chiamava più che il suo pastore, ed è a partire da quel tempo che i nomi di pastore e di amante sono sempre impiegati come sinonimi presso alcune nazioni.

Ora domandava all’uccello se Amazan aveva avuto altre innamorate. Egli rispondeva di no ed essa era al colmo della gioia. Ora voleva sapere in che cosa impiegasse il proprio tempo e apprendeva con trasporto che lo impiegava a far del bene, a coltivare le arti, a penetrare i segreti della natura, a perfezionare il proprio essere. Ora voleva sapere se l’anima del suo uccello era della stessa natura di quella dell’amante; perché egli aveva vissuto ventottomila anni, mentre il suo innamorato ne aveva soltanto diciotto o diciannove. Faceva insomma cento domande simili, alle quali l’uccello rispondeva con una discrezione che stimolava la sua curiosità. Infine il sonno chiuse i loro occhi e abbandonò Formosante alla dolce illusione dei sogni inviati dagli dei, che superano talvolta la realtà stessa e che tutta la filosofia dei Caldei si affatica a spiegare.

Formosante si svegliò tardissimo. Per lei era appena giorno quando il re suo padre entrò in camera sua. L’uccello ricevette Sua Maestà con rispettosa gentilezza, andò davanti a lui, batté le ali, allungò il collo e ritornò sul suo arancio. Il re si sedette sul letto della figlia, che i sogni avevano reso ancor più bella. La sua gran barba s’avvicinò a quel bel viso e, dopo averle dato due baci, egli le parlò così: “Cara figlia, ieri non avete potuto trovare un marito, come speravo; tuttavia ve ne occorre uno: la salvezza del mio impero lo esige. Ho consultato l’oracolo che, come sapete, non mente mai e che dirige tutte le mie azioni. M’ha ordinato di farvi girare il mondo: bisogna che voi viaggiate”. “Ah! sicuramente presso i Gangaridi” disse la principessa; ma appena ebbe pronunciato queste parole, che gli sfuggirono, s’accorse di aver detto una sciocchezza. Per fortuna il re non sapeva una parola di geografia e le chiese che cosa intendeva per Gangaridi, così che essa poté trovare agevolmente una scusa, Il re le disse che doveva fare un pellegrinaggio, che aveva nominato membri del suo seguito il decano del consiglio di Stato, il gran cappellano, una dama d’onore, un medico, uno speziale e il suo uccello, con tutti i domestici che erano necessari.

Formosante, che non era mai uscita dal palazzo del re suo padre e che fino alla giornata dei tre re e di Amazan aveva condotto una vita soltanto insipida nell’etichetta del fasto e nell’apparenza dei piaceri, fu felice di dover fare un pellegrinaggio. “Chi sa” diceva silenziosamente nel cuore, “se gli dei non ispireranno al mio gangaride lo stesso desiderio d’andare allo stesso santuario e se non avrò la felicità di rivederlo come pellegrino?” Ringraziò teneramente suo padre, dicendogli d’aver sempre avuto una segreta devozione per il santo presso il quale la si mandava.

Belo offrì un eccellente pranzo ai suoi ospiti: non c’erano che uomini. Era tutta gente mal



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